mercoledì 28 marzo 2012

VITA DA TOUBAB



Questo appartiene a un genere letterario più unico che raro: il libro-aborto. Nato-mai nato sull’orma del successo di Tropico Banana, lo proposi a Feltrinelli, ma il padre-padrone dell’Azienda era stizzito per aver tradito Fidel (Tropico Banana lo aveva voluto la sua somma editor, Valeria Raimondi, donna di buon gusto e di buone letture, ma la lettura approfondita del libro era sfuggita a Carlo Feltrinelli: con tutto quello che pubblicava mica poteva leggere tutto; una volta pubblicato, il dado era stato tratto, ma la coscienza politica ne risentì, e così le scelte editoriali a seguire). Dirottai la proposta su EDT, allora piccolo editore torinese che stava iniziando a fatturare cifre serie dopo aver vinto la lotteria (acquisito i diritti per la traduzione in italiano delle guide Lonely Planet). La casa editrice pubblica(va) un figlio minore, la collana Orme, dedicata alla scrittura di viaggio. Giuliana Martinat, donna di buon gusto e di buone letture, somma editor in chief acquistò al volo le mie cronache senegalesi. L’editore mi pagò l’anticipo pattuito e, addirittura, mi spedì a Gubbio a pre-presentare il libro ai venditori che, una volta stampato, lo avrebbero dovuto spacciare ai librai. Con tanto di prova di stampa della copertina.
I mesi passarono, il libro non usciva. Dal Brasile inviavo e-mail ricche di ? all’editor, seguite da inquietanti silenzi. Un brutto giorno, finalmente, si degnarono di rispondere:

Gentile Pietro,
mi scuso molto per averla fatta attendere.
Le riassumo brevemente le motivazioni che hanno portato EDT a non pubblicare “Vita da Toubab”.
Il suo testo è stato visionato dall’editore prima di andare in stampa, come del resto accade a molti testi, ed è stato allora che il suo lavoro è stato fermato e considerato non in linea con la collana.
L’editore ha sottolineato la fragilità dell’impianto narrativo e ha trovato il testo poco soddisfacente sul piano della scrittura e dei contenuti, con troppe situazioni ripetute e di poco interesse e descritte, a suo giudizio, con tratti a volte obbiettivamente razzistici e con un linguaggio datato.
EDT considera dunque nullo il contratto con lei precedentemente stipulato e le concede ampia liberatoria a pubblicare il suo libro con altro editore.
Le auguro una migliore fortuna per il suo lavoro e le porgo i miei più cordiali saluti.
Cristina Enrico


Cristina o Enrico? In ogni caso: mi dovevo essere sbagliato. Fino a quel giorno avevo pensato che gli/le editor, in una casa editrice, fossero stipendiati per prendere in considerazione le proposte di pubblicazione, leggerle, promuoverle o respingerle, a nome dell’editore (la –e finale è piccola ma fa una GRANDE differenza). E che, una volta stipulato un contratto, questo valesse. Non avevo preso in considerazione che le case editrici, anche quelle piccole,  funzionassero a compartimenti stagni, a comunicazione zero fra un reparto e l’altro. Per pura curiosità da serva, avrei voluto vedere quali casini orrendi scoppiarono all’EDT, quando l’editore Peruccio, un quarto d’ora prima di accendere le rotative, si degnò finalmente di leggere il libro. L’unico dispiacere da parte mia, in tutta questa avventura, è la lavata di testa che la brava Martinat deve aver subito per mantenere scrivania e stipendio. Editoria italiana, gran brutta bestia.





VITA DA TOUBAB

dal Senegal alla Guinea-Bissau in taxi-brousse


Introduzione

Dakar, bienvenue
Gorée, dov’è la festa?
Taxi-brousse I: Dakar-Saint-Louis
Saint-Louis
Taxi-brousse II: Saint-Louis-Kaolack
Kaolack, ovvero i bastioni di Orione
Taxi-brousse III: Kaolack-Ziguinchor
Ziguinchor
Taxi-brousse IV: Ziguinchor-Bissau
Bissau, città fantasma
Taxi-brousse V: Bissau-Ziguinchor
Casamance
Taxi-brousse VI: Ziguinchor-Kafountine
Kafountine
Taxi-brousse VII: Kafountine-Rufisque
Dakar, capolinea

Glossario e ‘gergario’



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